ROMA. In questo secondo articolo dedicato al Libro bianco parleremo della novità rappresentata dall’istituzione delle forze di riserva ( cap.5 ).
Per ottenere Forze Armate più ridotte e con costi decisamente inferiori si dovrà ricorrere necessariamente alla costituzione di apposite forze di riserva, come avviene in molti altri Paesi.
Nel documento è specificato infatti che la componente della riserva, richiesta specificatamente dall’Alleanza Atlantica, è parte integrante delle capacità di uno strumento militare di natura professionale ed è indispensabile per consentire di mantenere in servizio Forze Armate quantitativamente più limitate rispetto a quelle attuali e dai costi più contenuti, secondo il principio dell’economia degli sforzi. L’obiettivo è quello di creare una riserva operativa, su base volontaria, efficace, prontamente impiegabile, composta da Ufficiali, Sottufficiali e Truppa ben addestrati, per contingenti esigenze militari e in grado di rispondere anche ad emergenze civili.
La nuova struttura delle forze di riserva dovrà essere costituita su base regionale o macro regionale al fine di minimizzarne i costi, dovrà essere finanziata nell’ambito di specifici provvedimenti normativi governativi in situazioni di crisi e di emergenza e dovrà prevedere diverse forme di adesione, da quella più giovane ed operativa, da impiegare con maggior frequenza a quella part time e specialistica con cicli di impiego meno frequenti. Ma vediamo ora di fare qualche considerazione al riguardo.
Innanzitutto, le forze di riserva sono normalmente organizzazioni composte da cittadini che riescono a conciliare il ruolo militare con una occupazione lavorativa civile. In alcuni Paesi come gli USA, i cosiddetti riservisti sono spesso militari in congedo che hanno ultimato la ferma ed aderito volontariamente alle forze di riserva. Ma tra loro ci sono anche normali cittadini che si sottopongono alle fatiche dell’addestramento mantenendo a tutti gli effetti il loro status di civili. In Gran Bretagna i riservisti sono impiegati in conseguenza di carenze organiche delle forze regolari o anche indipendentemente da esse. Naturalmente, gli appartenenti alle forze di riserva non sono mantenuti per lunghi periodi sotto le armi e proprio per questa peculiarità permettono allo Stato di risparmiare sensibilmente sulle spese militari. Un altro vantaggio per lo Stato è rappresentato dalla circostanza che i riservisti sono già addestrati e quindi non si deve, in caso di necessità, formare nuove reclute partendo da zero. Logicamente, esiste anche il rovescio della medaglia: per ragioni finanziarie non è possibile dotare le forze di riserva di sistemi d’arma tecnologicamente avanzati come avviene invece per le forze regolari, ma di equipaggiamenti più obsoleti e meno utilizzati. In tempo di pace i riservisti potranno essere chiamati per la sicurezza interna e per il soccorso per pubbliche calamità, alleggerendo così l’intervento delle forze regolari. In alcuni Paesi come gli USA, la Spagna e la Gran Bretagna il loro grado di preparazione militare e di prontezza operativa viene mantenuto mediante cicli regolari di impiego e di addestramento che li impegna almeno per due giorni al mese. Anche da noi i riservisti potrebbero essere militari in congedo che aderiscono volontariamente oppure professionalità civili non presenti nelle Forze Armate ( medici, infermieri, esperti in contrattualistica etc.) che vogliono dare il loro contributo per coprire il più ampio spettro delle esigenze di sicurezza e difesa nazionali, alla stregua dell’attuale riserva selezionata.