ROMA. Con il Libro Bianco, che oggi sarà presentato alla Camera dei Deputati dal Ministro Pinotti, Il Governo intende avviare una profonda trasformazione della Difesa al fine di assicurare al Paese, pur nella situazione attuale di limitate risorse economiche a disposizione, una adeguata capacità di tutelare gli interessi nazionali e di contribuire altresì alla sicurezza internazionale.
Il Libro Bianco traccia le linee guida per attuare nel prossimo futuro quelle riforme innovative che rivoluzioneranno il mondo militare modificando, integrando e, in certi casi, riscrivendo integralmente le norme vigenti contenute nel Codice dell’Ordinamento Militare.
Le linee di azione attraverso le quali si svilupperà il processo di trasformazione dello strumento militare sono essenzialmente quattro: la revisione della governance, ovvero delle attuali attribuzioni del Ministro della Difesa; l’adeguamento del modello operativo, attraverso una revisione strategica che definirà la struttura delle forze, tra cui la futura Riserva, i livelli di capacità, la preparazione e la prontezza operativa, con l’indicazione delle necessarie risorse umane, materiali e finanziarie; la politica del personale, con una nuova e rivoluzionaria normativa in tema di selezione, trattenimento in servizio, avanzamento ed impiego della dirigenza militare e civile; ed infine la politica scientifica, industriale e di innovazione tecnologica con la quale implementare una nuova strategia di collaborazione tra la Difesa, l’industria e il mondo della ricerca.
Da un punto di vista formale il documento si presenta articolato in 10 capitoli. Da quello sostanziale produce, anche per i non addetti ai lavori, diverse riflessioni ed interrogativi per gli effetti che ne potranno derivare. Senza entrare nel merito delle analisi espresse sul mutato quadro geopolitico mondiale e sulle conseguenti critiche avanzate in materia di valutazione politica del quadro internazionale ( vedasi l’analisi condotta da Archivio Disarmo ), ciò che mi preme soprattutto sottolineare sono le incomplete garanzie riservate al personale che dovrebbe rivestire, come spesso si dice, un ruolo centrale ed essere un fattore strategico per qualunque organizzazione complessa ma che all’atto pratico subisce, quasi sempre, effetti estremamente penalizzanti, in barba al senso del dovere dimostrato, ai sacrifici personali e alla professionalità che lo caratterizza. In sostanza, non vorrei che le innovazioni delineate nel documento spalancassero le porte a nuove forme di precariato e di contenzioso.
Il problema principale infatti sarà l’inserimento del personale assunto a tempo determinato in un mercato del lavoro difficile come quello italiano. Nello stesso tempo tuttavia confido nella grande professionalità dei tecnici degli Stati Maggiori che dovranno tradurre in norme le linee guida del Libro Bianco nella maniera meno traumatica possibile.
Nei prossimi articoli proverò ad analizzare nel dettaglio le misure di intervento delineate nel documento con particolare riferimento agli aspetti legati al reclutamento, allo stato giuridico ed all’avanzamento del personale.